
I palestinesi intanto organizzano la resistenza, in piccoli gruppi partono dalla
Siria, dalla Giordania e da Gaza per lanciare operazioni militari contro Israele:
sono i feddayn (guerriglieri)...

I palestinesi intanto organizzano la resistenza, in piccoli gruppi partono dalla
Siria, dalla Giordania e da Gaza per lanciare operazioni militari contro Israele:
sono i feddayn (guerriglieri)...
Fatah rappresenta il contrario delle vecchie monarchie arabe ereditarie e
parassitarie. L’ostilità di tanti governi arabi nei confronti dei palestinesi è dovuta
al timore di venire rovesciati da movimenti rivoluzionari simili a Fatah. È la paura
della lotta di classe a determinare tale atteggiamento.
Problemi drammatici sorgono allora tra palestinesi e stati ospitanti, fomentati
dalle diplomazie occidentali, sempre interessate al petrolio e a Suez. E come nel
passato, determinano acute crisi internazionali, a dimostrazione che, dalla
“dichiarazione Balfour” l’occupazione delle Palestina è un problema mondiale.
1982 – 1987 Israele invade il Libano – Massacro di Sabra e Chatila
Nel 1982 in Israele governa la destra che, vinte le elezioni sfruttando la
frustrazione della guerra persa nel 1973, aveva manifestato il suo atteggiamento
nei confronti dei paesi limitrofi, bombardando e distruggendo il 7 giugno 1981 la
costruenda centrale atomica di Bagdad. Un’aggressione in piena regola contro
uno Stato sovrano condotta con l’appoggio degli Stati Uniti. L’impunità concessa
ad Israele fa da prologo ad un’altra aggressione. Questa volta verso nord.
Il Libano è un paese giovane, creato nel primo dopoguerra quando la Francia,
staccate le provincie marittime dal territorio della Siria, ne fece uno stato soggetto
alla propria influenza nel quadro degli accordi Sykes-Picot.
“Il 5 giugno 1987 la Cisgiordania e la Striscia di Gaza scendono in sciopero
generale. L’università di Bir Zeit, la più importante delle Cisgiordania, è chiusa da
quattro mesi. Così i palestinesi sottolineano il ventesimo anniversario della guerra
dei “sei giorni” e della conseguente occupazione di tutta la Palestina.
L’occupazione: una realtà dove decine di migliaia di giovani non hanno
conosciuto altro regime se non l’oppressione militare straniera, un numero
incalcolabile di uccisioni, arresti, deportazioni, la chiusura di scuole e università,
destituzione di sindaci, distruzione di case.
Alla violenza militare Israele associa lo sfruttamento delle risorse. Il ministro della
guerra definisce i territori occupati: “un mercato supplementare per i nostri
prodotti e fonte di lavoro non qualificato per l’economia israeliana.”
In Cisgiordania, divisa in zone, separata da innumerevoli posti di blocco israeliani
e da insediamenti illegali sionisti, la vita è molto difficile per i palestinesi. Ma qui,
come a Gaza, si crede nei colloqui di pace che, con mille difficoltà, Arafat
continua a perseguire. I palestinesi ripongono le speranze nella soluzione politica.
Nell’ottobre del 2000 Sharon protetto da tremila soldati, irrompe sulla spianata
delle Moschee a Gerusalemme pretendendo che la Palestina non esiste e la sola
sovranità sul Paese è quella israeliana. Il responsabile dei crimini di guerra di
Sabra e Chatila spazza ogni idea di “processo di pace”. Se ne convincono anche i
più tenaci assertori della pax israeliana.
Scoppia la seconda Intifada.
Nel 2005 Sharon ritira i coloni da Gaza perché tenerli là dove non c’è acqua è
troppo costoso e la loro presenza ostacola i bombardamenti aerei. Nel frattempo
in Cisgiordania il numero dei coloni, e relativi insediamenti abusivi, è aumentato
di altre 200 mila unità: ora sono seicentomila.
Ecco il testo italiano della cosiddetta “dichiarazione Balfour” (sotto la foto del documento originale) alla quale gli storici fanno risalire l’origine del conflitto mediorientale. È un testo, molto poco divulgato e conosciuto, che spiega e chiarisce le origini coloniali di Israele e le politiche colonialiste costantemente praticate nei confronti della popolazione palestinese.
Di seguito la raduzione della lettera:
Ministero Affari Esteri,
2 novembre 1917
Caro Lord Rothschild,
Sono lieto di inviarle da parte del Governo di Sua Maestà la
seguente dichiarazione di comprensione per le aspirazioni degli Ebrei
Sionisti che è stata sottoposta, e approvata, dal Gabinetto.
“Il Governo di Sua Maestà vede con favore la formazione in
Palestina della dimora nazionale per il popolo ebraico, ed userà i sui
migliori uffici per facilitare il conseguimento di questo obiettivo,
rimanendo chiaramente inteso che nulla sarà fatto che possa recare
pregiudizio ai diritti civili e religiosi delle attuali comunità non
ebraiche in Palestina, o ai diritti o alla posizione politica goduta dagli
ebrei negli altri Paesi.”
Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della
Federazione Sionista.
Vostro sinceramente
(firmato) Arthur James Balfour
Il dattiloscritto non reca simboli o sigilli imperiali britannici e non dice neanche di quale ministero degli esteri si tratti, per il semplice motivo che la corona inglese NON poteva ufficialmente regalare qualcosa che non possedeva. E’ un pezzo di carta privato e fraudolento, non ufficiale, con la quale il ministro degli Esteri, l’inglese Lord Balfour, sorvolando che né la Gran Bretagna, né lui stesso, potevano vantare il più lontano diritto sulla Palestina, regala questo Paese ad un altro Lord inglese, il banchiere Rothschild, rappresentante, o capo, di un’associazione privata, la “Federazione sionista”.
Da notare che i palestinesi, musulmani, cristiani ed ebrei (nota bene: ebrei
palestinesi che si esprimono in arabo) non sono nominati, ma, con stile razzista, definiti per negazione “le comunità non ebraiche” in omaggio al motto coloniale sionista “La Palestina: una terra senza popolo”. La lettera è data 2 novembre 1917. Quaranta giorni dopo, l’11 dicembre 1917, le truppe inglesi, che inquadrano reparti di ebrei sionisti, invadono Gerusalemme. Nel 1964 i palestinesi dichiareranno “nulla e totalmente
illegale” la “Dichiarazione Balfour” (vedi: Storia della Palestina pag. 13)
LETTERA DI ALBERT EINSTEIN, HANNAH ARENDT E ALTRI AL NEW YORK TIMES, 4 DICEMBRE 1948 AI REDATTORI DEL NEW YORK TIMES
Nel 1948 Albert Einstein, Hanna Arendt ed altri intellettuali ebrei, nella celebre lettera al New York Times del 4 dicembre 9,
denunciano Begin
come terrorista fascista (vedi appendice) Tuttavia nessuno interviene seriamente.
Le democrazie dell’Occidente cercano di cancellare il senso di colpa per quanto
fatto agli ebrei, appoggiando la colonizzazione sionista in Medio Oriente